mercoledì 8 ottobre 2014

45 METRI!

Andate su Google Map e cercate una città, Ayn Al Arab, che in curdo si chiama Kobane. Zoomate la sua periferia nord e scoprirete che le ultime case hanno, appena sopra, una scritta: Turkiye-Syria… Poi andate in basso sullo schermo a prendere la barra delle distanze. Riportatela sopra. Non avete sbagliato: 45 metri. 45 metri dividono Kobane dal confine turco. 45 metri! Se fossero 45 chilometri (o 450!) dovremmo già sprofondare nella vergogna più imbarazzante per l’immobilismo turco e occidentale che sta permettendo la morte di centinaia di curdi che qui sono accerchiati dall’IS, i jahidisti del sedicente Stato Islamico. Ma 45 metri…45 metri sono una croce indelebile, definitiva su frasi come “lotta al terrorismo”, “difesa della vita umana”, “coalizione democratica”. 45 metri segneranno da oggi la profondità della fossa comune delle nostre coscienze di bravi occidentali. Saranno un simbolo, quello dell’ignavia.
“45 metri” sarà il grido che travolgerà la credibilità delle nostre politiche, le nostre ambasciate, anche i nostri cooperanti, tra le genti curde, siriane, irachene, del mondo medio-orientale, nei prossimi anni.
Né potrà salvarci accusare la Turchia e i suoi cinici, crudeli giochi diplomatici. Non potremo tentare di guardare oltre. Ci sarà sempre qualcuno pronto a ricordarci che la Turchia è un Paese della NATO. E a chiederci della fine che ha fatto la micidiale efficienza dei caccia americani…e, qualcuno più cattivo, a chiederci “chi ha armato l’IS?”….
Ricordare i “45 metri” sarà come parlare di Ruanda ai Francesi o di Bosnia agli Olandesi.
C’è una sola speranza di salvare il salvabile: che qualcosa accada nelle prossime ore. Ma poi che diremo alle tante famiglie di chi è già morto?


Maurizio Zandri

Direttore Generale SudgestAid 

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